Sulla pedana della grande stanza in cui viene accolto il visitatore del nostro museo, troneggiano due sedie in legno dalla foggia ricercata, che colpiscono sempre per il particolare design rustico e montanaro. Appartengono ad un salottino insieme ad un divanetto della stessa foggia e un tavolino simile ad un barile. Eccentrici, inadatti ad un appartamento in città, ma perfetti per una casa in montagna.

 

Effettivamente Osiride, amante della montagna, soleva passare molto tempo nel tarvisiano, per essere subito vicino ai luoghi in cui amava camminare ed arrampicare, luoghi raggiungibili in poco tempo e verso cui partiva appena terminato la settimana lavorativa. Dopo anni di campeggio, acquistò una casa, per avere una base stabile. Non a Cortina come altri colleghi imprenditori, poiché egli non amava il lusso e i fasti, bensì la praticità e l’essenzialità. Ma amava anche il bello. Così scelse Camporosso Valcanale come luogo deputato a realizzare il suo desiderio, e si fece costruire una casa su disegno dell’architetto triestino Ramiro Meng, che fu anche pittore e scultore, attivo soprattutto a Trieste fin dagli anni venti del XX secolo. Abile anche con la xilografia, partecipò alla XXIII Biennale di Venezia, nel 1942. 

 

I suoi interventi a Trieste sono legati ad interventi residenziali nella zona di viale Sonnino e via Settefontane, in via San Giacomo e in piazza Volontari Giuliani. Fra gli edifici più importanti realizzati durante il periodo della ricostruzione vi è la chiesa della Beata Vergine delle Grazie in via Rossetti (1950-56), dalle linee austere neomedioevali con accenti novecentisti, che non smentiscono l’impronta della sua formazione professionale. 

 

Spesso i visitatori ci chiedono se è ancora possibile vedere la casa di montagna di Brovedani: la sua linea la rende ancora riconoscibile tra le altre sulla statale che collega Camporosso e Tarvisio.

Venne permutata nel 1995 con una struttura alberghiera a Studena Alta (nella zona di Pontebba). Anche questa permuta ha una sua storia: una ragazza legata alla numerosa comunità napoletana di Tarvisio era innamorata della villa e sospirava di nostalgia ogni volta che vi passava davanti. Infatti, quando era bambina, vi si recava spesso con la nonna a fare visita alla signora Fernanda Brovedani. Fu quindi con lei che si realizzò la trattativa, con il sollievo di sapere che la casa di Osiride sarebbe rimasta in mani che ne avrebbero apprezzato il reale valore.

 

All’arte in Fondazione abbiamo già dedicato un articolo su Ugo Carà.