“Ringraziai mentalmente il Signore per avermi protetto anche in questa angosciosa circostanza e sognai. Sognai. La figura di mia moglie si presentò viva ai miei occhi e mi parlò incitandomi a resistere ancora un poco, poiché le mie sofferenze sarebbero presto finite. Mi disse che saremmo andati a Cortina d’Ampezzo presso i nostri amici colà residenti e che mi sarei presto riavuto dalla denutrizione e dai patimenti.
Aggiunse che prendessi ad esempio la sua forza di volontà e il suo spirito di sacrificio, che avevano reso possibile a lei, donna sola, di venire in Germania per rintracciarmi e dirmi una parola di fede e di speranza. Albeggiava quando mi ritrovai, con i miei soliti compagni di viaggio, nel treno fermo a una stazione che mi sembrava di avere già veduto due o tre giorni prima. Sentivo le membra indolenzite, il viso e la casacca sporchi di sangue. Mentre con un fazzoletto lacero mi pulivo, osservai un deportato vestito in borghese, che non avevo notato nei giorni precedenti.
Cercò di avvicinarsi e mi parlò in italiano, ciò che mi meravigliò moltissimo, poiché fino a quel momento avevo creduto di essere il solo italiano nel vagone.
Lo guardai con attenzione e rilevai che, visto di scorcio, aveva una certa rassomiglianza con mia moglie.
Ebbi la sensazione che fosse lei, così travestita, per potermi raggiungere e parlarmi. Dopo un po’, caduta ogni perplessità, chiesi allo sconosciuto se avesse sigarette “Nazionali”. Quando mi disse di no, non ebbi più il dubbio che fosse mia moglie: ero ben certo che lei non si sarebbe mai messa in viaggio senza una buona scorta di sigarette.
Ci volle qualche ora perché le idee mi si chiarissero e mi convincessi che doveva essersi trattato di una allucinazione, che tutto quanto ho raccontato altro non era stato che un sogno, una visione nello stato di
incoscienza subentrato dopo lo svenimento.”

E’ una notte agghiacciante quella di Brovedani e degli altri deportati, caricati su un vagone merci con destinazione ignota. Una notte di pestaggi e allucinazioni, in cui Osiride trova rifugio, come sempre, nella preghiera.
Continuando il cammino verso la Pasqua, arriviamo al Giovedì Santo, che è la notte che precede la fine, quando Gesù viene tradito, subisce fino in fondo il suo destino di abbandono assoluto, e si ritrova da solo nell’intimità della preghiera nell’orto dei Getsemani.