èmessi parei, asciugamani e creme abbronzanti, in autunno i negozi iniziano a tingersi di arancione e nero, i colori di Halloween, prima di passare al rosso e bianco tipico del Natale e dei vari babbi e folletti che affollano le vetrine. È il consumismo che segna il passare dei giorni, non più il meteo, che è così bizzarro da averci permesso di andare al mare a fine ottobre. Inutile soffermarsi sulle considerazioni negative che si possono fare a tal proposito, che a lamentarci siamo bravi tutti, proviamo invece a capire cosa possiamo salvare di questa moda, che in realtà è una tradizione.

 

Le origini

Sì perché anche Halloween nasce dalla tradizione cristiana europea, il nome stesso lo dice: “All-hallow’s-eve”, ovvero letteralmente “vigilia di tutti i santi”. Cade infatti il 31 ottobre, vigilia di Ognissanti, a cui segue poi la commemorazione dei defunti il 2 novembre. E a Trieste il giorno 3 si festeggia San Giusto. Bisogna ricordare che la festività cristiana si celebra da centocinquant’anni, mentre in Carnia “La Not dalis Muars” è una tradizione plurisecolare. Si sa anche che la Chiesa, nella sua opera di evangelizzazione, ha voluto ricalcare le feste tradizionali facendole rientrare nel suo calendario liturgico per non creare scompiglio con le tradizioni pre-esistenti nelle terre che mano a mano venivano cristianizzate.

 

Cosa accade quindi in questi giorni, tanto che la Chiesa li ha voluti ricordare nel suo calendario liturgico?

 

Fondamentalmente finisce l’estate: questa festa segna il momento per l’ultimo raccolto prima dell’arrivo della stagione fredda. Per questo motivo, Samhain (il nome antico di questa vigilia) era la festa più importante per i Celti, il popolo che abitava l’Europa 2500 anni fa e veniva considerata alla stregua del nostro capodanno. 

 

Le maschere

Oltre a rappresentare un importantissimo momento di passaggio, secondo la tradizione celtica durante la notte di Samhain il velo che separa il mondo dei morti da quello dei vivi diviene talmente sottile da poter essere “attraversato”: i morti possono così tornare nel mondo dei vivi ed entrare in contatto con essi. Un’occasione quindi in cui celebrare e onorare i propri cari defunti. E da qui le maschere: ci si traveste per non farsi riconoscere e confondersi tra morti e vivi.

 

INFINE… 

Cibo tradizionale di questo periodo, benché sia lapalissiano dirlo, è la zucca: qui una ricetta gustosa per una pastasciutta alternativa: Conchiglie alla zucca con olive nere.

  

In Casa Albergo, trascorreremo queste giornate allestendo il salone centrale, non mancherà l’animazione a tema e il menù con la zucca, ricca di minerali e vitamine; e naturalmente ci sarà anche un momento religioso con la celebrazione della Santa Messa.