I primi mesi di sperimentazione dei prodotti Fissan, e siamo nel 1930, Osiride si avvaleva dell’aiuto della moglie e di una fedele collaboratrice, la signora Clara. Quando poi decise di aprire una piccola fabbrica in via D’Alviano, nel 1940, vi trovarono lavoro 15 operaie e, nel prosieguo dell’avventura, venne affiancato da tre giovani segretarie su cui sapeva di poter contare ciecamente.
Il ruolo di Fernanda, la moglie, e Clara continuò ad essere fondamentale nel successo della Fissan: una gestiva i conti e l’altra supervisionava le lavoratrici. Osiride continuava nel suo ruolo di collante delle situazioni, avventuroso nel proporre nuovi prodotti e nel commercializzarli, poteva farlo grazie alla sicurezza che gli davano le sue collaboratrici, che creavano la stabilità su cui lui poi faceva crescere l’azienda.
Con l’amministrazione De Riù, e una catena di comando più strutturata, i direttori dei vari reparti furono i sempreverdi Ferin, Lazzari, Spanghero, Calzolari, che portarono la ditta ai vertici del mercato. Terminata l’avventura della Fissan, il presidente Raffaele De Riù si concentrò sulla gestione della Fondazione Brovedani, che continua la sua opera ancora oggi, dopo 50 anni dalla sua costituzione, affidando la gestione dei servizi soprattutto a donne di comprovata fiducia: ad oggi quasi tutti i capiservizio sono di genere femminile, e anche la guida della onlus stessa è passata all’avvocato Loredana Bruseschi.

 

In molta letteratura psicoanalitica, la donna è identificata con l’acqua, un elemento mobile e in trasformazione continua, capace di adattarsi in forme diverse. Nel caso specifico, la natura stessa della donna permette l’adattamento agli innumerevoli contesti e realtà della nostra società, proponendo modelli di leadership trasformazionale che coinvolgano la figura umana nella sua totalità anche attraverso l’emozione, la relazione e l’empatia, finalizzate al raggiungimento di uno scopo aziendale. Forse la lenta trasformazione in atto nasce da una necessità precisa: il superamento delle rigide strutture aziendali, e quindi culturali e sociali che si stanno dimostrando inadeguate alle esigenze oggi richieste. La figura femminile, invece, con la capacità di armonizzare la sfera razionale con quella emozionale sembra configurarsi come un insieme di percorsi diversi e possibili che si dipartono da un unico centro e che portano ad un’unica meta: il successo. (Per approfondire)