Quando ero bambino non ho frequentato l’asilo, perché a quel tempo esistevano solo strutture private e pertanto solo i figli dei benestanti potevano frequentarlo. Essendo invece io figlio di un sarto e di una casalinga e avendo una sorella che già frequentava la scuola, mancavano le risorse economiche per potermi iscrivere. A quel tempo la scuola elementare cominciava il primo di ottobre. In prima elementare, dopo i primi tre mesi di frequenza, le maestre ci insegnavano a fare le lettere dell’alfabeto. A tal proposito ricordo un episodio in particolare. La maestra aveva scritto sulla lavagna la parola “MAESTRA” e aveva poi chiesto a tutti noi scolari di copiare quella parola sul nostro quaderno. Eseguii il compito dato, ma invece di scrivere la parola richiesta, scrissi “SGHIRAMARA”. Non so spiegare da dove sia uscito questo termine, forse lo inventai… Fatto sta che la maestra si infuriò talmente tanto da portarla a decidere per una mia bocciatura. Per fortuna però in terza e quarta elementare cambiai insegnante. Quest’ultima, ogni giorno, a ricreazione, dava a tutti noi alunni, un cucchiaino di olio di fegato di merluzzo, perché era convinta che facesse molto bene al cervello. Quindi ad ogni ricreazione tutti noi bambini eravamo in fila con un pezzo di pane sul quale veniva messo l’olio. E se qualcuno si rifiutava? Beh, all’epoca si usava la stecca, che veniva battuta sulle mani o… dopo aver calato i pantaloni, sul sedere!!! Questa insegnante era molto particolare. Ogni mattina, verso le 6.00, passava a casa di ogni alunno per verificare se stesse leggendo e, nel caso in cui trovava qualcuno ancora a letto, lei stessa andava a svegliarlo per farlo leggere. Era convinta che appena svegli il cervello rendesse di più. Ogni giorno poi, alle 07.00 bisognava andare a Messa e anche lì, nel caso in cui non ci si presentava, il parroco lo riferiva subito ai genitori che poi, immancabilmente, castigavano il proprio figlio. L’orario scolastico era dalle 8.30 alle 12.30, seguiva il pranzo a casa e alle 15.00 di ogni pomeriggio bisognava partecipare alle lezioni di dottrina in canonica. Dopo le lezioni c’era l’usanza di fermarsi in ricreatorio fino all’ora di cena. Alla domenica invece doppio appuntamento, alle 14.00 dottrina e un’ora dopo i vespri. Alla sera, una volta rincasati, era pronta la cena e dopo il carosello, i bambini, tutti a letto!!!
Melodia di Danillo, aprile 2012
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di Osiride Brovedani
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