L’apertura del Convitto di Gradisca d’Isonzo coincise con l’inizio dell’anno scolastico 1980. Le stanze singole accolsero gli studenti che le vivificarono con la loro personalità, gli spazi comuni si riempirono presto di giochi, momenti di studio e di crescita. I ragazzi crescevano insieme agli educatori, gli anni passavano tra la scuola, le gite in montagna o in luoghi speciali come Disneyland. La società mutava, e con essa le leggi. In quarant’anni di attività, abbiamo continuamente riqualificato la struttura di Gradisca, cercando di andare incontro alle necessità di questo continuo cambiamento. Sicché nel 1990 una parte della struttura venne destinata all’ospitalità di persone adulte, sole, autosufficienti. Una coabitazione speciale, in cui lo scambio intergenerazionale arricchiva tutti. Certo, come in ogni grande famiglia non mancavano i dissapori tra nonni e nipoti, ma una corretta gestione delle vicissitudini relazionali porta sempre alla crescita dell’individuo e della comunità. 

 

Con il passare degli anni, ci si ritrovò nel 2003 ad accompagnare alla maturità gli ultimi ragazzi. Più di 150 furono coloro che crebbero “alla Brovedani”, che diventò definitivamente ed esclusivamente Casa Albergo a partire da quell’anno. Va da sé che, come era stato per i bambini, l’ospitalità era ed è ancora totalmente gratuita. 

 

Il passaggio dal Convitto per ragazzi alla Casa Albergo per anziani ha però portato alla ulteriore rivisitazione di alcune aree, sempre applicando la teoria dei colori (di cui già abbiamo parlato qui). 

  

Cosa è successo? Nel luogo dove i ragazzi giocavano a calcio ora sorge il giardino d’inverno, il portico con i dondoli oggi è la palestra, nella sala giochi al posti di calcetti e ping-pong c’è il tavolo da biliardo, nello spazio dedicato al campo di tennis sono stati realizzati due campi di bocce, la sala studio è diventata la sala TV, al posto della ludoteca oggi c’è la sala culto.
Inoltre uno dei nuclei abitativi ospita oggi l’ambulatorio, il salone di parrucchiera e pedicure.

  

C’è da dire cosa non è cambiato, e ci rifacciamo a un noto proverbio locale che recita a sete anni se xe putei, a setanta ancora quei: non è cambiata la vitalità che si respira negli ampi spazi, la possibilità di stare insieme, le amicizie che fioriscono, le piccole liti che scemano in una gran risata, proprio come in ogni famiglia!